Manutenzione ascensori: ecco quali sono le principali tipologie di intervento
di Redazione
20/07/2020
La manutenzione ordinaria
La normativa a cui fare riferimento è contenuta nell’articolo 15 del Dpr 162 del 1999. Secondo la legge, quindi, in capo al proprietario dell’ascensore vige l’obbligo di prendersi cura della manutenzione dello stesso impianto. Un’operazione che deve essere necessariamente affidata ad una ditta piuttosto che a del personale specializzato che ha ricevuto apposita abilitazione. Di conseguenza, una prima indicazione emerge in modo molto chiaro: ovvero, vige il divieto di conservare in esercizio un ascensore se non è stata affidata la manutenzione ad uno dei vari soggetti che hanno ricevuto l’abilitazione previsti da parte della legge. Sono essenzialmente due le tipologie di manutenzione ordinaria. In primo luogo, si tratta delle visite di manutenzione preventiva e di visite che hanno scopo di controllare l’integrità e l’efficienza di ogni tipo di meccanismo e componente a cui è legata l’affidabilità e la sicurezza dell’ascensore. Il riferimento, in questi casi, va chiaramente al dispositivo di allarme, alle funi, al paracadute e così via. Le visite di manutenzione preventiva, invece, hanno come principale obiettivo quello di tenere sotto controllo il normale funzionamento dei componenti più importanti che si trovano nell’impianto. Nello specifico, le componenti dell’impianto che sono oggetto di un apposito controllo approfondito sono le porte dei piani, ma anche le serrature, così come viene verificato a fondo lo stato di conservazione delle funi, così come svolgere tutte le tradizionali operazioni che riguardano la pulizia, ma anche la lubrificazione di ogni parte.La frequenza degli interventi
Partiamo dal secondo tipo di visita che il personale piuttosto che la ditta specializzata devono svolgere: la legge ha stabilito una frequenza minima pari ad almeno una volta ogni sei mesi. Proprio per questa ragione, tale visita viene ribattezzata come semestrale. Si tratta di una scadenza, però, che ha carattere tassativo. Discorso completamente diverso per le visite di manutenzione preventiva, che non devono sottostare ad alcuna frequenza particolare, perché è un’attivata collegata alle necessità di ciascun singolo impianto. È facile intuire, quindi, come il numero di visite corretto è legato esclusivamente alle specifiche tecniche di ciascun impianto, ma ci sono anche altri fattori che incidono in tal senso, ovvero lo stato di conservazione, così come le condizioni e l’intensità d’uso. Nella maggior parte dei casi, si va da 6 fino ad un massimo di 12 visite all’anno.Articolo Precedente
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